Cronaca di una persona sola.
Ore 12.37. Scopro che il semplice atto di consumare un caffè al bar con espressione meditabonda non fa di me un filosofo contemporaneo.
Ore 14.28. Inasprisco le misure di sicurezza contro i ricordi pensando ai pasticcini e pianificando azioni concrete per ottenerli.
Ore 15.10. Percorro la strada della saggezza cominciando ad accettare con cautela l’esistenza delle stanze non autopulenti.
Ore 15.40. Davanti allo specchio cerco di impersonare uno che sa cosa sta facendo, ma non riesco a tirar fuori un sorriso compiaciuto decente.
Ore 16.20. Scelgo un divano in cui posizionarmi per esecrare comodamente la degenerazione oziosa di questa società.
Ore 17.56. Rivelo al mio amico immaginario che la mia segreta ambizione è sempre stata diventare il suo intellettuale di riferimento.
Ore 19.21. Nel tentativo di sopportarmi, decido di assumere me stesso a piccole dosi, come cura omeopatica.
Ore 22.00. Valuto la possibilità di abbandonare il divano per affrontare pericolose spedizioni nei cinque continenti e stranamente desisto.
Ore 22.28. Decido di instaurare un regime totalitario nella mia vita e smetto di consultare me stesso per le decisioni più importanti.
Ore 00.23. Lo svuotamento della stanza mi consente di prendere finalmente la parola e rilasciare toccanti dichiarazioni che commuovono i muri.
Ore 00.40. Sottopongo le mie scelte a me stesso e raggiungo l’unanimità del consenso.
Ore 1.30. Cerco di scendere a patti con il sonno, che però dimostra scarsa propensione per la negoziazione e fugge in modo rocambolesco.
Ore 2.10. Scopro che le riflessioni venate di amarezza favoriscono il consumo di snack ipercalorici e non rassodano i glutei.
Ore 2.15. L’unico segno primaverile è la comparsa della prima zanzara. Questa circostanza scalfisce la mia fiducia nei piani dell’universo.
@IdeeXscrittori, primi mesi del 2015.