5 ritardi che non saranno perdonati. Per storie destinate a finire tragicamente.
“Tre ore di ritardo? Ma non è possibile. Ah, forse ho capito. Posso spiegare tutto! La colpa è dell’orologio. Al suo interno ci sono minuscoli ingranaggi che misurano i pomeriggi con un’ostinata precisione. Mentre i secondi scorrono, le lancette si adeguano silenziosamente, senza un cenno di protesta, indifferenti alle nostre corse contro il tempo.” Furono queste le ultime parole di William, prima di essere licenziato.
Cercò di giustificarsi tirando in ballo gli alieni. Raccontò che un disco volante, con la sua scia iridescente, era comparso in cielo proprio mentre lui si stava recando all’appuntamento. “Devi credermi, Cindy. Ero in anticipo, ma è accaduto l’impensabile. L’astronave si è avvicinata alla mia auto e l’ha risucchiata con un potente raggio gravitazionale. Poi sono svenuto e mi sono risvegliato tre ore più tardi, seduto al posto di guida, con la mente avvolta nella nebbia e il vago ricordo di arcobaleni intrappolati in minuscole provette.” Fu schiaffeggiato selvaggiamente.
Al suo arrivo il convegno dedicato a democrazia e legalità era già cominciato da un pezzo. “Per fortuna ho trovato un parcheggio in seconda fila a due passi dalla sala conferenze”, raccontò agli altri partecipanti. Ma non la presero bene.
“Cosa ci fate già qui?”, disse ai suoi complici che lo attendevano da quattro ore. Il suo corpo fu ritrovato tre giorni dopo in un fosso.
“Scusate il ritardo. Sono Renzo Bossi”. E aggravò la sua posizione.