Incipit per storie di macchine.
Il mio robot ha problemi di cuore. Ho provato a spegnere e riaccendere.
Il punto G della mia bambola meccanica è un pulsante di plastica.
Anche le macchine, al risveglio, dimenticano i sogni.
Non mi fido degli oggetti metallici che dichiarano di essere intenditori di vini.
Contro ogni previsione, il dispotismo illuminato trovò molti sostenitori tra gli elicotteri di seconda mano.
Il robot che si occupa dell’inventario è un nostalgico dell’epopea punk.
L’apriscatole, per farsi strada, non deve seguire la mischia.
Lo psicoterapeuta del mio automa cercò di metterci in guardia.
I robot hanno un vantaggio: non lasciano impronte digitali.
Il robot fu ritirato dal commercio in tutti i paesi di lingua anglosassone, perché quando gli si diceva "Close the windows!" faceva un casino.
Quella sulle impronte digitali sembra buona per iniziare qualcosa tipo thriller tecno punk!
@ Michela
Bella! 🙂
@ La stanza in fondo agli occhi
Prima o poi qualcosa di realmente tecno punk devo scriverlo 🙂
dalla mia mente spossata a causa delle fatiche degli ultimi giorni è nato questo:
Il mio robot ha problemi di cuore. Ho provato a spegnere e riaccendere.
Non mi resta, ora, che una lieve speranza.
Che non ci sia, da qualche parte, nascosta nei meandri dei suoi ingranaggi, qualche congiuntura, qualche filo da riallacciare, per far splendere un lieto fine?
No, il mio robot è morto, la sua lamiera è sempre più pallida e fredda, nessun meccanismo col suo ruotare vorticoso lo riscalderà più.
Il cigolio metallico che seguiva il filo dei suoi semplici pensieri lascia spazio al silenzio più ingombrante.
Sembra la conclusione di un brutto film, l’inquadratura si allarga e sia allontana da noi, ritraendo tutta la vuota desolazione del mio garage.
Io, accovacciato, lo stringo fra le braccia.
E’ stato un amico, il più fedele di tutti.
Non era divertente, non brillava per intelligenza, non mi aveva mai confidato un segreto; però io l’amavo, signori, l’amavo davvero. Lui era lì, era lì sempre. Mi seguiva, mi confortava con la sua presenza in ogni scoramento, sapeva volermi bene nella maniera silenziosa in cui solo i robot possono farlo.
Mi dedicava un sorriso, ogni tanto, e il mio cuore si illuminava.
Oggi seppellirò un compagno, un fratello, un consigliere.
Seppellirò un campione di umanità, e so già che irromperò in un pianto sommesso al momento di lasciar sferragliare le sue membra nella fossa anche se gli altri, tutti gli altri, non ne capiranno il perché.
Oggi il cielo è avvolto da una foschia verde. Amo il verde, ma non nel cielo.
…spero vi piaccia.
@Annalisa
A me è piaciuto davvero molto.
Il tuo piccolo racconto mi ha fatto viaggiare nel passato. Mi ha fatto ricordare qualche sogno impolverato. E ho capito che era un sogno importante. Ho provato una misteriosa nostalgia 🙂
Torna a trovarmi…
A presto