Considerate questa trama: “Il protagonista incontra una donna bellissima e dopo un breve corteggiamento conquista il suo cuore. Si fidanzano con la benedizione delle rispettive famiglie e decidono di sposarsi. Dopo il matrimonio nascono due figli belli e perfetti. Un futuro radioso li attende”.
COSA MANCA?
Una trama simile, a suo modo originale, sembra concepita per causare attacchi di sbadiglio e fughe di lettori dopo poche pagine. Cosa manca? La risposta è ovvia: manca un corollario della Legge di Murphy. Le cose non possono filare lisce. Non nei romanzi.
LE ORIGINI.
Nel 1949, durante un esperimento sulla resistenza del corpo umano all’accelerazione, l’ingegnere aeronautico Edward Murphy, innervosito dai ripetuti fallimenti, consegnò alla storia questo laconico commento: “Se esistono due o più metodi per fare una cosa, e uno di questi può condurre a una catastrofe, allora qualcuno la farà in quel modo”. La sua affermazione fu riportata dal medico militare John Paul Stapp, cavia dell’esperimento, nella forma sintetica che tutti conosciamo: “Se qualcosa può andar male, lo farà”.
UN CONSIGLIO.
Qualcosa deve andare storto, per il bene del vostro libro. Perché i personaggi di fantasia, fin dalla notte dei tempi, prendono cantonate memorabili. Non sfuggono a questa regola neppure i robot e i supercomputer considerati infallibili.
LA MACCHINA PENSANTE.
Sul tema dei macchine pensanti c’è una copiosa produzione letteraria. Gli scrittori di fantascienza hanno immaginato l’avvento di una nuova era dominata dall’intelligenza artificiale. Nei mondi che hanno descritto, i computer, che già oggi sono collegati in rete, saranno cellule di una colossale rete neurale che governerà il mondo, come una divinità impassibile. Ma per un romanzo ispirato alla Legge di Murphy serve un supercomputer con il sangue caldo, contaminato da pregi e difetti umani, distratto da passioni che possono condurre a errori catastrofici.
BIGMIND.
Il supercomputer BigMind è un pensatore decadente, affascinato dalle forme sferiche e dalle dottrine che parlano di reincarnazione. Vuole far migrare il suo spirito all’interno di un’astronave, per congiungersi con un gigantesco pianeta intelligente, fatto di circuiti e metallo, per cui nutre un tenero sentimento. Per coronare il suo sogno, dedica molto tempo a ricerche e simulazioni, con scarsi risultati. Quando non è impegnato nei calcoli, compone poesie, canzoni e commedie teatrali per il suo amato corpo celeste. Come tutti gli innamorati, non ha il tempo (né la voglia) di reggere le sorti del mondo, e affida la gestione delle cose terrestri a persone di grande virtù, che sceglie con un algoritmo di sua invenzione. Ma la Legge di Murphy non perdona: “Se un algoritmo può funzionar male, lo farà”.
BERT.
Forse i patimenti di BigMind hanno prodotto errori di calcolo. L’algoritmo ha sentenziato che Bert Hillman sarà il prossimo governatore del mondo. Ma la scelta è pessima, perché Bert è un uomo cinico e ambizioso: il benessere dell’umanità, nella sua scala di valori, occupa la trecentesima posizione, preceduto persino dalle patatine fritte. Bert vuole manomettere il supercomputer, per metterlo al servizio delle sue mire di conquista. Ci riuscirà?
A volte a passare da 'ste parti ho quasi paura di sembrare uno a corto di ispirazione… ma è ovvio che queste "idee per scrittori" le intendo (come penso anche tu per primo) in senso simpaticamente ironico. Non sono mica un bamboccetto da premiostrega dei miei co… yotes :-))))
Bravo anche stavolta, comunque.
Ehehe, hai capito perfettamente lo spirito del blog 🙂 Grazie, Zio Scriba 🙂
Semplicemente geniale.
Un romanzo del genere potrebbe essere stato scritto da uno come Douglas Adams, e lo dico come grosso complimento. 😉
Grazie mille, Marco :)))
Potremmo dedikare qualke kapitolo, giusto intorno alla fine, a riflessioni introspettive: la makkina ke ad un certo punto sirénde konto ke dovrà esserci pure qualkosa kevà più inlà… dell'inevitabile "interruzione di korrente".
Bellissimo, iltùo blog.
Hai ragione, forse anche una macchina, in futuro, si farà qualche domanda sull'esistenza di questo "dopo" così sconosciuto.
Grazie davvero, Elizabeth, per il tuo giudizio sul mio blog. Sono contento 🙂
…tipo una kosa. kosì:
E se domani, un domani ditànto
tempo fa i komputer saranno deltùtto
autonomi? Arriveranno ad esempio
appensàre ke quell’utente è un
deficiente eddìre : “hei tu: VATTENE !”
Noi potremmo sempre stakkar loro
laspìna , evvéro …
Allorké dopodomani ditantìssimo
tempo dopo gli stessi avranno anke
un kuore, emmagàri delle mani, delle
gambe … e a quel punto potrebbero
ammazzarci tutti e … eppòi dopo mille
stagioni arriverebbero a dimentikare
kesiàmo stati noi akkreàrli e… e allora
sentendosi soli
soli in questo skonfinato Universo,
s ’inventeranno undìo, una Genesi ke …
ke offrirebbe loro le risposte pertànta
solitudine, pertànto spazio vuoto…
pertànta tristezza. E …
Ciao, Dio , siamo solo dei komputer
lontani ?
Eqquésto kesiàmo per te?
Hai immaginato uno scenario veramente suggestivo, Elizabeth! Forse andrà a finire proprio così. Anzi, forse è andata così anche per noi. Forse è esistito un fabbricante di uomini che si è estinto, o è scappato via, cancellando la memoria di sé. Forse siamo i protagonisti di un eterno ritorno, perché le macchine, dopo averli dimenticati, inventeranno di nuovo gli uomini…
Forte, fa un po Bradbury o Dick!
@la stanza in fondo agli occhi
Ciao, grazie 🙂
Le storie con le macchine più o meno senzienti mi hanno sempre attirato.
Forse perché ci si può aspettare (o meglio, non aspettare) reazioni del tutto diverse da quelle del pur ampio spettro umano.
Come diceva quel tizio?
Il declino dell'uomo iniziò quando questo provò a creare una macchina a sua immagine e somiglianza.
@Cyberluke
A chi lo dici! Anzi, ora che ci penso, devo trovare un buon romanzo di fantascienza. Mi manca un po' la lettura delle storie ambientate nel futuro.
Prova Ray Bradbury.
Comincia con i racconti. 😉
Hai ragione. Ho letto tutto di Dick, ma mi mancano molti racconti di Bradbury 🙂