Dialoghi surreali. Tratti da cose che ho scritto nei luoghi virtuali più disparati. Sulla scia di Massimo Cavezzali
“Chi sei?”. “Sono uno dei tanti ombrelli che hai dimenticato.” “E come mai mi compari in sogno?” “Perché tanto dimenticherai anche questo.”
“Sono il tuo orgoglio.” “Dove sei? Non ti vedo.” “Sono sotto i tuoi piedi.”
“Posso avere uno di quei… come si chiama? Uno di quei cosi che fanno sopportare il risultato elettorale…” “Un biglietto aereo?” “Ecco!”
“Sono una delle tue maschere. Presto, indossami!” “Come mai?” “Sta arrivando gente.”
“Come ti senti?”, chiesi al mio amico immaginario. “Non ho niente.” “Lo so. Ti ho immaginato così.”
“Sono il tuo disfattismo.” “Ciao, non avrei mai pensato di vederti qui.” “Lo so, ho fatto un buon lavoro.”
“Posso entrare?” “Chi sei?” “Sono uno che dice sempre la verità.” “Non fare complimenti.” “Non c’è pericolo. Sarebbero bugie.”
“Vendo illusioni”. “Costano poco?” “Vedo che non hai bisogno di me.”
“Chi sei?” “Sono il tuo spirito di osservazione.” “Non ti avevo notato.” “Così mi fai sentire come se non esistessi.”
“Vuoi provare il brivido di odiare qualcuno al costo di soli 9 euro? Firma qui.” “Ho firmato. Chi odio?”. “Me, sono 9 euro al giorno.”
“Ciao, sono la tua pigrizia. Alzati e vieni e rendermi omaggio.” “Non cado in questi trabocchetti.” “Sono fiera di te.”
“Vendo insonnia.” “Come ti pago?” “Con i pesci che prenderai al posto mio.”
“Chi sei?”. “Sono il tuo passato”. “Non ti avevo riconosciuto. Sei ingrassato”. “La colpa è tua: continui a darmi peso.”
“Chi sei?” “Sono una giornata appena trascorsa.” “Cosa vuoi da me?” “Impedirti di cancellare il mio ricordo per non farti dormire.”
“Ehi, dico a te. Avvicinati. Ho del buon senso. Ne vuoi?” “Perché parli a bassa voce?” “Ti sbagli, sono gli altri che urlano.”
“Ciao, sono il tuo incubo peggiore.” “Mi somigli molto.” “Un bel problema, eh?”
“Siamo soldi.” “E’ un piacere conoscervi, finalmente. Vi fermate un po’ da me?” “Ti trovi in Italia?” “Sì.” “Mi spiace, dobbiamo andare.”
“Fornisco alibi. Ti interessa?” “Ho solo 2 euro.” “Troppo poco. Per quella cifra ti posso procurare scuse ridicole come ‘Me lo impedisce la mia religione’ o ‘A mia insaputa’. Mi spiace.”
“Guardate, è il lato positivo. Sta scappando”. “Dannazione, ha passato la dogana.”
“Chi sei?” “Sono una tua gaffe.” “E’ gentile da parte tua annunciarti.” “Ti sbagli. Non ti sei accorto di nulla, eh?”
“Sono un tuo errore.” “Cosa ci fai qui?”. “Questo è il conto, signore.”
“Ciao, sono il tuo metro di giudizio”. “Fai schifo”. “Grazie.”
“Posso fare come se tu non ci fossi?” “Certo.” “Qualcuno ha parlato?”
“Mi presento: sono la tua immaginazione.” “Cosa ci fai qui?” “Dove ho sbagliato con te?”
“Posso travisarti?” “Ma certo” “Un ‘no’ sarebbe stato più che sufficiente.”
“Ciao.” “Chi sei?”. “Sono la tua seconda opportunità.” “Ma io non ho avuto neanche la prima.” “Infatti ti stavo solo salutando.”
“Sono una scadenza.” “Puoi tornare più tardi?”. “Siete tutti uguali, voi italiani.”
“Guarda, un fantasma!”. “Non sono un fantasma! Sono la tua pensione”. “Appunto.”
“Chi sei?” “Sono il portavoce dei tuoi buoni propositi.” “Hai qualcosa da dirmi in questo periodo?” “No.” “Lo immaginavo.”
“Vorrei che tu fossi qui” dissi al mio futuro. “Mi spiace, io in Italia non ci vengo,”
“C’è qualcuno per te.” “Chi?” “L’epilogo.” “Lo sapevo: una fine annunciata.”
PS A distanza di tempo, ho aggiunto questa precisazione: “Sulla scia di Massimo Cavezzali”. Ho trovato le vignette di questo fumettista bravissimo (lo trovi QUI), il quale da anni costruisce dialoghi fra stati d’animo, concetti metafisici e persone. E alcuni degli scambi di battute che ho inventato ricordano lo stile di certi suoi dialoghi (ecco un esempio), anche se forse i miei non sono altrettanto belli. Quindi è mio dovere citarlo come maestro e precursore, senza dimenticare Giacomo Leopardi e le sue Operette Morali.