La mia giornata ha un ritmo scandito dalle piccole dimenticanze: penne, occhiali da sole, documenti, appuntamenti, persone da richiamare e soprattutto ombrelli. Non penso di essere un caso esemplare, da studiare nei seminari freudiani. Credetemi, sono in buona compagnia, anche se pochi sono disposti ad ammettere di essere distratti. Il mondo è abitato da milioni di svagati. Tuttavia nei romanzi troviamo quasi sempre personaggi che non dimenticano nulla, o quasi. I momenti di distrazione, nei libri, sono dosati con il contagocce: quando capitano, sono accompagnati da una sottolineatura, perché esistono solo dimenticanze decisive o dirompenti nei romanzi. Eppure si potrebbe raccontare la storia di un uomo, neanche troppo distratto, passando in rassegna le sue piccole dimenticanze quotidiane, facendo intuire che forse esiste un filo conduttore, o una spiegazione nascosta, per questo incessante stillicidio. Può essere un’idea, che forse svilupperò in futuro. Per ora mi limito a proporre qualche incipit.
Dimenticare una preziosa stilografica a casa di Frank ha un inconveniente: la necessità di tornare a casa di Frank.
Spendo 50 euro al mese in sciarpe, ma non sono un collezionista.
Per ricordare gli oggetti ho cominciato a dimenticare le persone.
Dimentico troppi ombrelli perché smette di piovere troppo presto, o perché le nuvole non mantengono le promesse.
Forse è colpa degli oggetti. La verità è che vogliono essere dimenticati da me.