In una commedia di Eduardo De Filippo, “Le voci di dentro”, troviamo lo zio Nicola, un tipo strano che non parla da cinquant’anni. L’uomo, con il suo mutismo implacabile, si è ribellato a un’umanità incapace di ascoltare. Eduardo ha spiegato che il personaggio è un’allegoria del buon senso, perché la saggezza non parla. Ma il silenzio può avere anche altre spiegazioni: ogni mutismo ha la sua storia, e forse vale la pena di raccontarla. Ecco alcuni personaggi che per qualche motivo hanno smesso di parlare. Per romanzi venati di esistenzialismo.
Rupert comprese che le carte di credito erano più convincenti di tanti discorsi. Per questo diventò muto. Non amava perdere tempo.
Si rinchiuse nel silenzio e li prese a pugni. Per dimostrare che non sempre chi tace acconsente.
Tutti erano convinti che Frank fosse l’ultimo depositario di strani segreti. Per non deludere la gente, smise di parlare. Questa fu l’ultima frase che pronunciò, durante un’occasione ufficiale: “Ho percepito qualcosa. C’è dell’altro, ma non voglio farvi perdere tempo”. Cominciarono a venerarlo, perché il suo silenzio suggeriva l’esistenza di cose indicibili.
Smise di parlare per essere frainteso senza fare sforzi.
I segreti non sapeva mantenerli. Ma questa volta non poteva fallire: la questione era troppo delicata. Per non cadere nei tranelli del linguaggio evitò di parlare fino alla morte. Ma il segreto fu svelato dalle altre persone coinvolte.