I personaggi come Roger Rabbit e Lisbeth Salander non sono fatti per la vita tranquilla. Si mettono nei guai, per vocazione o destino, e sono facili bersagli di crudeli macchinazioni. La polizia, prima o poi, li accusa di delitti che non hanno commesso. Sono gli “incastrati”. Ve ne offro cinque, pronti per l’uso.
LA DARK LADY.
I nababbi sposati con belle donne dall’oscuro passato corrono molti rischi. La loro mortalità, nei romanzi, è superiore alla media. Cessano di vivere in circostanze misteriose e diventano il ricordo sbiadito di vedove consolabili. La colpa ricade quasi sempre sulle fascinose ereditiere o sui loro amanti. Ma chi è il vero assassino? Cari scrittori, vi suggerisco di battere la pista, sempre feconda e avvincente, dello spionaggio industriale.
L’IMPIEGATO.
Un classico intramontabile è l’impiegato di sani principi. Ben presto l’uomo si rende conto che i suoi datori di lavoro sono individui senza scrupoli, invischiati in qualche traffico illecito, e decide di denunciarli. Ma i datori di lavoro disonesti, purtroppo per lui, hanno un talento naturale per la fabbricazione di prove false. I servizi segreti deviati lo accusano di complotto ai danni della nazione. Lo salverà qualche avvocato idealista.
L’EMIGRATO.
L’emigrato onesto e lavoratore, in quest’epoca di leghismi, diventa il perfetto capro espiatorio per qualsiasi tipo di reato. Alla fine salta fuori che il colpevole è un nostro connazionale, stimato dai vicini e considerato al di sopra di ogni sospetto.
IL VEGETARIANO.
È stato ucciso un macellaio? Qualcuno troverà il modo di incolpare ingiustamente il pacifico cugino vegetariano.
IL PANCHINARO.
Un calciatore sul viale del tramonto può avere ottimi motivi per desiderare la morte di un collega baciato dalla fortuna. L’assassino, in realtà, è una velina sedotta a abbandonata.