Personaggi solitari per scrittori che non temono di essere sbeffeggiati da critica e pubblico.
JEFF.
Nasce in una cittadina americana di provincia, densamente abitata da persone che hanno la cattiva abitudine di rompere il ghiaccio. Pronuncia le prime parole davanti a un gatto persiano e ottiene un compassionevole miagolio come risposta. I suoi genitori sono perfetti: all’inizio fingono di non vederlo, poi sviluppano la capacità di escluderlo dal campo visivo senza sforzo. A scuola mostra doti spiccate: trova nascondigli impensabili in presenza degli esseri viventi di sembianze antropomorfe. Un ventriloquo sul viale del tramonto tenta di rapirlo per usarlo come pupazzo, ma questo progetto è sventato dal provvidenziale intervento di un epistemologo svedese alto più di due metri. Jeff dedica al gigante scandinavo qualche secondo di mutismo riconoscente e poi fugge verso casa, per essere di nuovo accolto da una rassicurante indifferenza.
ROBERT.
Trova lavoro come operaio per un tragico equivoco. Evita di proferir parola davanti agli altri e stringe amicizia con i macchinari più silenziosi, mostrando una particolare predilezione per la vecchia impacchettatrice. Il proprietario della fabbrica, un umanista in incognito, lo ribattezza “impastatore ermetico”. Spera che quel dipendente così enigmatico interrompa il mutismo per chiedere il motivo di tale soprannome. Tutto inutile, Robert non è il tipo che si fa incuriosire dai comportamenti umani.